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ORDO VIDUARUM

Diocesi di Piacenza-Bobbio

Le nostre 10 parole

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Ordo Viduarum  

Diocesi di Piacenza Bobbio

Consacrarsi a Dio da vedova

 

“Nella speranza noi abbiamo come un’ancora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin dall’interno  del velo del santuario, dove Gesù è già entrato  per noi come precursore, essendo divenuto sacerdote per sempre alla maniera di Melchisedek” (Eb.6,19)

 

LE NOSTRE “ DIECI PAROLE ”  SULLA VEDOVANZA

I°     Noi abbiamo sperimentato l’amore di Dio nell’abbraccio dell’amore umano e desideriamo, con la nostra vita attuale, dirne la bellezza e la fedeltà alla Chiesa, agli amici, ai figli e nipoti.

1.  “Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna “

(Gv 3,16). Con queste parole Giovanni riassume il contenuto essenziale del vangelo: L’annuncio semplicissimo ma sconvolgente dell’amore di Dio per gli uomini, per ciascun uomo. L’uomo così recita il vangelo, è prezioso agli occhi di Dio (cfr. Is43,4), è da lui pensato voluto, amato, atteso da sempre. Questa parola inviata dal Vescovo Luciano alla comunità diocesana in occasione della missione popolare è giunta agli orecchi e al cuore di alcune donne vedove della diocesi come un dono grande e prezioso, è divenuta per loro fonte di gioia e di rinnovato stupore. Ha suscitato in esse il desiderio di dire alla Chiesa e al mondo” noi questo amore l’abbiamo incontrato e desideriamo annunciarne la bellezza e testimoniarne la fedeltà con la nostra vita attraverso la chiamata a vivere la vedovanza come continuazione della vocazione coniugale, consacrandoci in modo esclusivo e definitivo a Dio e in Dio offrire la nostra vita per i fratelli che sono nella Chiesa di Piacenza – Bobbio.  ” Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato ” ( Gv 14,31 ).

3. Vogliamo annunciare che l’amore di Dio per noi l’ abbiamo visto con i nostri occhi, toccato con le nostre mani, ascoltato con le nostre orecchie, ne abbiamo sperimentato e contemplato l’ebbrezza e l’abbraccio nella esperienza dell’amore umano, nelle nozze celebrate e vissute nel sacramento; amore che continua anche nella privazione dello sposo, nella separatezza della morte.  ” Sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù “. ( Fil 1,6 )

4. La fedeltà alla vocazione coniugale e la testimonianza di comunione nella fede con i nostri mariti defunti è per noi anche atto d’amore verso i nostri figli, nipoti, che continuiamo a sentire come dono grande e prezioso, segno della fiducia, della benevolenza di Dio e della fecondità del nostro amore.

II°   Noi viviamo la nostra condizione vedovile non nel rimpianto del passato, ma sentiamo e diciamo che l’amore umano è possibile e più forte della morte e la nostra comunione nel Signore con lo sposo defunto è attesa gioiosa

5. L’amore di Cristo che è morto per tutti ci sospinge ad annunciare in particolare ai giovani,  alle famiglie, agli sfiduciati e alle vedove che l’amore umano è bello, possibile, rimane: che se celebrato e vissuto nel sacramento delle nozze, quindi radicato in Cristo, diventa più forte di ogni tribolazione, di ogni sofferenza e fragilità umana, più forte della morte stessa. “ Forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo”. (Ct 8,6-7).

6. Sentiamo per noi l’invito dell’Apostolo; ” ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io ” 

( 1 Cor 7,8 ). Ricche di una memoria, che purificata dal tempo e dalla fede ci svela sempre più la gratuità e l’immensità dell’amore di Dio di cui siamo state colmate, viviamo questo tempo della nostra vita non nel rimpianto del passato, ma nella gioia della totale appartenenza al Signore; la nostra comunione nel Signore con lo sposo defunto diventa per noi attesa gioiosa e speranza di vita eterna: ” Credo la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna “. (Credo)

III°      Noi viviamo il tempo di digiuno di una presenza amata come esperienza di una totale appartenenza a Dio, per seguire Cristo – vergine, povero e obbediente – spendendoci perché si compia il disegno dell’amore di Dio attraverso l’amore umano. 

7. La condizione di povertà propria della vedovanza come privazione dello sposo, tempo di digiuno di una presenza amata che ci era stata donata da Dio, diventa per noi esperienza privilegiata di figliolanza vissuta nella assoluta appartenenza a Dio, cioè nel confidare solo nel Signore, unico bene e sostegno. ” lo sono, infatti, persuaso che né morte né vita, né angeli, né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcuna altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù nostro Signore ”.

( Rm 8,38-39)

8. Attirate da un desiderio sempre più profondo d’amore per Dio, nella ansia e nell’attesa del compimento secondo la Parola “Sta scritto infatti: quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano. ” (1 Cor 2,9), ci doniamo totalmente “alla sequela di Cristo”- vergine, povero ed  obbediente – per testimoniare concretamente la Risurrezione nella nostra vita, la speranza e la fiducia nella comunione dei santi. Desideriamo attraverso l’amore condiviso nel servizio ai fratelli e la preghiera intensa e continua intercedere perché si compia il grande disegno dell’amore di Dio attraverso l’amore umano. ” Quella poi veramente vedova e che sia rimasta sola, ha riposto la speranza in Dio e si consacra all’orazione e alla preghiera giorno e notte. Una vedova sia iscritta nel catalogo delle vedove quando abbia non meno di sessant’anni, sia andata sposa una sola volta, abbia la testimonianza di opere buone: abbia cioè allevato figli, praticata l’ospitalità, lavato i piedi ai santi, sia venuta in soccorso agli afflitti, abbia esercitato ogni opera di bene “.(cfr. 1 Tm 5,5.9-10).

9.  E’ l’amore di Dio che attrae, che apre all’obbedienza, al dono totale di se non la vedovanza in se stessa, ma l’Amore che entrato nel cuore dona uno sguardo nuovo capace di leggere il presente, il passato, il futuro dentro il mistero del disegno di Dio e allora il Sì a Dio ” non può che essere “grazie per il cammino già percorso, stupore e gioia per l’oggi della sua fedeltà, desiderio di intimità, speranza di una festa senza fine”.

IV°   Alla Chiesa, nostra madre chiediamo di considerare la condizione vedovile come vera vocazione da annunciare alla comunità cristiana perché in essa possa svolgere la sua specifica missione.

10.  Alla Chiesa che è nostra Madre osiamo dire:

– riconsidera chi si trova nella condizione di vedovanza perché Dio l’ama ed è suo difensore; – non limitarti a provarne compassione per il suo stato perché è portatrice di una vocazione e non limitarti a chiederle servizi data la sua disponibilità e libertà, ma aiutala a testimoniare il suo dono e la sua missione.

– ricorda che la sua vedovanza è immagine di te stessa sposa: tu sei la vedova per eccellenza rimasta priva di Cristo tuo sposo, che tornato al Padre continui ad amare nella fede e lo attendi invocando continuamente il suo ritorno.” Vieni, Signore Gesù”. (Ap 22,20). 

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